ESTENSIONE MOBILITA’ INTERCOMPARTIMENTALE AL PERSONALE DOCENTE. Estendere ai docenti la possibilità di fruire della mobilità intercompartimentale in quanto dipendenti della PA. I dipendenti della Pubblica Amministrazione infatti, hanno il diritto di transitare, su loro richiesta in un altro ente della PA. Il decreto legislativo 165/2001 regola e sancisce la possibilità di attuare la mobilità intercompartimentale tra il personale delle PA. L’attuale Governo, addirittura, nella strategia di efficientamento della PA, ha parlato di una pubblica amministrazione «ingessata» ed ha puntato l’indice sul problema della «scarsa mobilità» consentendo il passaggio di dipendenti da un’amministrazione pubblica all’altra, senza alcun nulla osta. Sebbene tutta la legislazione sulla mobilità intercompartimentale nella PA, sia ben strutturata, la possibilità di usufruirne viene negata ai lavoratori della scuola il cui comparto ne è totalmente escluso. Il combinato disposto dei commi 47,95 e 101 della Legge 311/2004 ribadisce che il personale della scuola è escluso dalle procedure di mobilità intercompartimentale. Eppure nella scuola, come in ogni altro ente pubblico, lavorano persone che hanno competenze ampiamente spendibili anche in altri comparti pubblici. I docenti immobilizzati della classe di concorso A46 discipline giuridiche ed economiche ad esempio, potrebbero offrire la loro competenza e professionalità in svariati settori del comparto pubblico, attualmente in gravi difficoltà per mancanza di personale; ma anche immobilizzati di altre classi di concorso soprattutto in esubero ed alle quali viene negata la mobilità, potrebbero rendere efficienti altri comparti. Permettere ai docenti la mobilità intercompartimentale porterebbe senza dubbio numerosi vantaggi per la PA in termini di efficienza. Altro aspetto non meno importante e non trascurabile è quello che, la mobilità intercompartimentale, consentirebbe ai docenti immobilizzati fuori sede, di ricongiungersi alle proprie famiglie martoriate ormai dal protrarsi sine die dell’assenza o del capofamiglia o, ancor peggio, della figura materna, con buona pace dei diritti costituzionalmente garantiti. Quello dell’inefficacia della mobilità territoriale è un problema oltretutto limitato alla scuola perché in altri comparti del pubblico impiego, la mobilità territoriale in pochi anni, esaurisce ed esaudisce le richieste. Nella scuola pertanto è necessario affrontare il problema e trovarvi soluzione. Allo stato attuale, da un lato, l’inefficacia della mobilità territoriale e, dall’altro, il divieto della mobilità intercompartimentale riferito al solo corpo docente, costituiscono una immobilizzazione dei docenti fuori sede ed il relativo abbandono della famiglia con tute le conseguenze che ne derivano. Il corpo docente fa parte della pubblica amministrazione ma viene escluso da norme che riguardano la PA. Risulta difficile, anzi, quasi impossibile, attuare la mobilità del personale scolastico all’interno della scuola ma si continua a vietare il passaggio o l’utilizzo in altre amministrazioni che a loro volta soffrono dell’inefficienza dovuta alla mancanza di personale. Perché quindi non considerare anche la mobilità o l’assegnazione provvisoria tra comparti diversi della PA? Attraverso l’estensione della mobilità intercompartimentale al comparto scuola si consentirebbe ai docenti “emigrati” di ritornare “a casa” effettuando la mobilità verso un’altra PA. La famiglia ed i figli, la cui tutela trova una ratio giuridica ben precisa in tema di separazioni personali tra coniugi, nel caso del personale docente separato dalla famiglia per esigenze lavorative non trova una seppur minima tutela. Il problema del ricongiungimento familiare, la tutela della famiglia e dell’infanzia, non hanno allo stato, per il personale del comparto scuola, ricevuto la garanzia che, costituzionalmente loro spetta.